TRATTAMENTO FISCALE DELLE VALUTE VIRTUALI
ARRIVA AL SENATO LA PRIMA PROPOSTA DI LEGGE
È recentemente stato presentato in Senato il Disegno di Legge n.2572, a firma della senatrice Botto del Gruppo Misto, dal titolo “Disposizioni fiscali in materia di valute virtuali e disciplina degli obblighi antiriciclaggio”.
Si tratta del primo atto legislativo che regolamenterebbe il trattamento fiscale delle valute virtuali nell’ordinamento italiano: per diversi motivi, si tratta di un primo passo storico.
Finora, infatti, i contribuenti italiani hanno vissuto una situazione di forte incertezza: in mancanza di una normativa di settore, essi hanno dovuto affidarsi agli interpelli dell’Agenzia delle Entrate, che hanno equiparato in più occasioni le valute virtuali alle valute estere ed i wallet a contratti di deposito.
Queste equiparazioni, peraltro, hanno suscitato notevoli perplessità negli operatori del settore, in quanto sono figlie dell’inquadramento di un fenomeno radicalmente nuovo, quello delle valute virtuali, in categorie giuridiche pensate ed applicate per situazioni ben diverse. Inoltre, sullo sfondo si staglia il principio di riserva di legge in materia tributaria, in ossequio al quale nuove tasse e imposte devono essere istituite per mezzo di provvedimenti normativi.
Ciò detto, il tentativo di fornire chiarezza e certezza normativa ad un fenomeno così rilevante non può che essere visto positivamente, in quanto rappresenta un passo avanti verso una compiuta regolamentazione del settore: detto questo, sono ancora molti gli aspetti che rimangono esclusi dal perimetro della proposta, uno su tutti gli NFT.
La proposta si apre con l’introduzione del termine “unità matematica”, cioè “l’unità minima matematica crittografica, statica o dinamica, suscettibile di rappresentare diritti, con circolazione autonoma”, che va ad integrare la definizione di valuta virtuale già presente nell’ordinamento italiano, contenuta nell’art. 1 comma 2 lett. qq del D.lgs. 231/2007.
Suscita qualche perplessità l’inserimento di una nuova ed ulteriore definizione, quella di “unità matematica”, in un settore già refrattario alle tassonomie tradizionali, e che, peraltro, non è contenuta nemmeno nella proposta di regolamento MICA (Markets in Crypto-Assets), al momento al vaglio delle istituzioni europee.
Sicuramente molto positivo, invece, è il chiarimento in merito al momento impositivo ai fini fiscali, che, a differenza di quanto accade con le valute estere, sarà l’effettivo pagamento in valuta virtuale ovvero la conversione in valute tradizionali (fiat): viene quindi esclusa qualsivoglia forma di imposta sulle conversioni da crypto a crypto, che rappresentano una porzione non irrilevante delle operazioni totali.
Inoltre, la proposta prevede la non applicazione alle valute virtuali dell’IVAFE (Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero), nel solco di quanto già precisato dall’Agenzia delle Entrate. Le indicazioni dell’AdE, vengono riprese anche con riferimento alla soglia minima di detenzione sotto la quale non scatterebbe alcun prelievo, i famosi 51.645,69 euro, per almeno sette giorni lavorativi: anch’essa viene mutuata dal regime applicabile agli investimenti in valute estere.
Di conseguenza, sarà soggetto ad imposizione fiscale solo il contribuente che, detenuto un controvalore in euro di valute virtuali pari a 51.645,69 per una settimana, acquisti con esse beni o servizi ovvero le converta in moneta fiat, con aliquota fissata al 26%. Viene chiarito, dunque, come il mero possesso, anche di quantità maggiori rispetto alla soglia prefissata, non darà luogo ad imposizione.
Con riferimento all’obbligo di dichiarazione, negli scorsi anni l’Agenzia delle Entrate lo aveva esteso a tutti i detentori di valute virtuali, senza riguardo all’effettivo controvalore in euro delle stesse: il disegno di legge, però, si muove in una direzione parzialmente differente. L’obbligo dichiarativo, infatti, scatterà solo qualora il contribuente detenga più di 15.000 euro nel periodo di imposta, essendo escluso al di sotto di questa soglia.
Infine, la proposta prevede una sanatoria per i contribuenti che, pur soggetti ad obblighi dichiarativi o contributivi, non abbiano provveduto a adempiervi: non saranno spiccate sanzioni contro detti soggetti (anche in virtù della forte incertezza normativa esistente) e verrà applicata un’aliquota più bassa, in una forbice tra l’8 ed il 10%.
Pur con alcune criticità, il disegno di legge n.2572 mira ad aumentare la chiarezza normativa e a fare ordine in un settore in forte crescita, ma ancora scarsamente regolamentato. In quest’ottica, e considerando anche probabili futuri emendamenti alla norma, può essere considerato un primo passo importante per l’ecosistema italiano delle valute virtuali.
- Posted by Paolo Pugliese
- On 8 Giugno 2022