Metaverso tra realtà ed evasione
Dal momento della sua presentazione al grande pubblico, il Metaverso ha suscitato una serie di interrogativi, stimolando variamente entusiasmo e scetticismo. Nel punto di incontro tra reale e virtuale, in un non-luogo che è al tempo stesso vertice inusitato dell’espressione di sé ed evasione da se stessi, la responsabilità per le proprie azioni viene meno. Nel banco di prova di un progetto estremamente avveniristico come è il Metaverso, ad una progettazione che sfida i confini della realtà dovrebbe affiancarsi una altrettanto audace e coraggiosa protezione dei diritti umani.
Presentato da Mark Zuckerberg a followers ed utenti come “l’evoluzione di internet”, fin dal momento della sua presentazione il Metaverso si è imposto all’attenzione pubblica come un progetto ardito, che unisce realtà e tecnologia, dissolvendone progressivamente il confine.
Questo nuovo universo tecnologico si propone come “la nuova evoluzione della connessione sociale”, un “progetto collettivo”, una piattaforma dove vivere “in modi che sfidano ciò che è possibile al giorno d’oggi”. (https://www.youtube.com/watch?v=Uvufun6xer8), vuole essere uno strumento capace di trasportarci in un’altra realtà e farla percepire al tempo stesso come presente e reale, di dare vita all’ “inimmaginabile”, attribuirci il potere di “esprimerci e di avere un’esperienza del mondo più ricca che mai”.
Tanto avveniristico quanto criticabile, il Metaverso stimola interesse, riflessione, e non poco scetticismo. Mentre il team di ingegneri, creativi e tecnici di Menlo Park procede a passo svelto lungo la strada del suo perfezionamento tecnico, molti sono gli interrogativi e le perplessità avanzati su più fronti. Il fatto stesso che il Metaverso abbia come audace obiettivo quello di innestarsi sulla realtà e costituirne la prosecuzione virtuale fa comprendere come dalla realtà stessa tragga svariate questioni giuridiche. Dal tentativo di replicarne virtualmente le fattezze, ne trae invece di nuove e sconosciute. Da ‘umarell’ di questo neonato universo dai lavori in corso, non si può fare a meno di chiedersi, per esempio, quale protezione debba garantirsi ai dati personali e biometrici immessi in questo cyberspazio, quale cittadinanza possa darsi al concetto di DNA o identità digitale, come possa garantirsi tutela alla proprietà intellettuale e concretezza alla circolazione di denaro e ricchezze.
In maniera ancor più incisiva, l’aspetto della percezione e dell’esercizio della violenza è questione di primaria importanza, la cui risoluzione si impone come priorità nell’agenda dei creatori del Metaverso. È già tristemente nota la vicenda di una beta tester che, appena presentato il Metaverso al mondo, ha riferito di aver subito molestie nell’indifferenza dei presenti (https://www.ilpost.it/2021/12/21/metaverso-molestie/).
Fuga dalla realtà o una sua estensione più concreta che mai?
In questa forma di cyberspazio che mira ad accogliere un’estensione dei suoi partecipanti, è proprio la labilità del confine tra finzione e realtà che incrementa, e non di poco, la complessità delle questioni sottese. Il fatto di trovarsi in un contesto virtuale distorce la percezione degli eventi, sottrae empatia, rende più proni alla violenza. Questo è tanto vero nel videogioco quanto lo è in qualsiasi interazione social. In contesti visti da molti come disancorati dalla realtà, si dà libero sfogo a ira repressa e frustrazioni, senza percezione alcuna delle conseguenze. La responsabilità nello spazio virtuale si volatilizza. E se già oggi, con estrema facilità, squadre di “leoni da tastiera” diventano autori di diffamazioni aggravate, e reati come il c.d. revenge porn dilagano a preoccupante ritmo, ci si chiede quale prospettiva possa darsi in un contesto come il Metaverso, che del suo essere punto di incontro tra virtuale e reale fa la propria cifra distintiva. Mentre fa perdere il contatto con la realtà, inebria della percezione di una totale astrazione, le responsabilità che ne derivano sono invece più tangibili che mai, ma la loro assunzione e la presa di coscienza sembra restare, per ora, grande assente in questo quadro.
Altrove
Se dunque, come è stato suggerito, la creazione dell’alterità digitale negli ultimi decenni ha reso possibile la creazione di un mondo nuovo, dove poter essere qualcuno di diverso, per poche ore, senza grandi responsabilità, nella creazione di un “altrove” che in epoche precedenti restava appannaggio dell’arte, (https://www.minimaetmoralia.it/wp/approfondimenti/mark-zuckerberg-nel-metaverso/) la sempre maggiore estensione e conquista di questo mondo sconfinato richiede di essere accompagnata dalle dovute cautele. Il rischio che si trasformi in una spregiudicata conquista dell’inesplorato, in una corsa all’oro digitale, può essere mitigato dall’unico baluardo di un legislatore lungimirante e consapevole. Solo la conoscenza accurata della tecnologia su cui si fonda potrebbe permettere, diversamente da quanto normalmente avviene, di anticipare la tutela, invece di arrivare sempre un passo dopo. Se il Metaverso si propone come medium espressivo della versione migliore della popolazione umana, è auspicabile che lo stesso possa dirsi della protezione dei diritti umani in questo ambiente (https://www.privacylab.it/IT/1978/diritti-e-doveri-nel-metaverso-quali-regole-ci-aspettano/) In un mondo dove le norme sociali devono ancora essere scritte, cosa vogliamo che rappresentino? (https://www.lavocechestecca.com/il-metaverso-e-la-questione-legale/)
Sarah Lupi
- Posted by MepLaw
- On 12 Maggio 2022