Marchi e NFT: come proteggere i propri marchi nel metaverso?
Ogni giorno è sempre più evidente come la proprietà intellettuale sia spesso trascurata quando si parla di NFT e Metaversi. Solo in questi primi mesi del 2022 Hermès e Nike hanno dato il via a procedimenti legali per difendersi dall’utilizzo non autorizzato dei loro marchi su collezioni NFT di borse e scarpe digitali.
Sempre nello stesso periodo, un collettivo anonimo chiamato SpiceDAO ha acquistato all’asta per 2,6 milioni di dollari una speciale copia del libro “Dune” di A. Jodorowsky con l’intenzione di trasformare il contenuto del libro in NFT da vendere sul mercato e adattarne la storia in una serie animata. Tutto questo senza però tener conto dei diritti d’autore relativi al contenuto (i.e. la storia) del libro che, ovviamente, non erano oggetto dell’asta.
Lo scopo di questo articolo sarà quello di esaminare alcune delle problematiche relative alla proprietà intellettuale di cui si dovrebbe esser consapevoli quando si ha a che fare con il mondo degli NFT.Prima di affrontare queste problematiche occorre però approfondire brevemente cosa sono gli NFT.
Cosa sono gli NFT?
Forse non tutti sanno che NFT è l’acronimo di “Non-Fungible Tokens“, dove non-fungibile significa non intercambiabile, una bene che è stato considerato nella sua identità e non è sostituibile con un altro bene. Facciamo un esempio: un grammo d’oro, che è un bene fungibile, equivale ad un altro grammo d’oro; un Rembrandt invece, pur essendo un dipinto, non equivale ad un Picasso.
Dunque, gli NFT trasformano le opere d’arte digitali e altri oggetti da collezione in beni unici, identificabili e verificabili. In questo modo gli NFT possono rappresentare anche oggetti del mondo reale come disegni, musica, video, vestiti, borse ecc. Possono essere creati (rectius “mintati”) sulla base di qualsiasi opera e vengono comprati e venduti online, spesso attraverso l’utilizzo di criptovalute.
Fatta questa premessa, rimane una domanda: perché ogni giorno si sente parlare di soggetti che sono disposti a spendere centinaia di migliaia di euro per l’immagine di una “scimmia annoiata”? Perché un NFT permette all’acquirente di possedere l’oggetto originale. Gli NFT sono infatti “geneticamente” unici e ognuno di loro contiene un’autenticazione incorporata, che funge da prova di proprietà.
Di conseguenza, gli NFT vengono utilizzati per creare scarsità digitale verificabile, proprietà digitale e/o possibilità di interoperabilità delle risorse su più piattaforme, fungendo da “certificato di proprietà”. Questo certificato conferisce, dunque, un valore economico e un’attrattiva al supporto digitale di un’opera, grazie al suo carattere unico e non replicabile.
Le problematiche tra proprietà intellettuale e NFT
Il caso delle metaBirkin vendute come NFT senza l’autorizzazione di Hermès rappresenta solo uno dei casi nei quali i marchi vengono riprodotti all’interno di NFT senza che sia stato rilasciato uno specifico consenso dal titolare del marchio. Tale uso non autorizzato solleva ovviamente diverse questioni in termini di possibile violazione dei marchi d’impresa.
In base alla normativa italiana ed europea in materia di proprietà intellettuale, un marchio registrato dà al suo titolare il diritto esclusivo di vietare a terzi di usare un segno identico o simile per prodotti e/o servizi simili o identici. In altre parole, ci sarà una violazione di marchio se una terza parte utilizza il marchio senza alcun consenso e se il marchio violato è registrato per classi legate all’arte digitale, ai token digitali o agli oggetti collezionabili.
Tuttavia, dato che gli NFT sono una tecnologia piuttosto recente, molte aziende non hanno ancora registrato i loro marchi per le classi associate all’arte digitale, al metaverso o agli NFT. Di conseguenza, un’interpretazione letterale della normativa in materia di marchi potrebbe portare ad una mancato accertamento della violazione del marchio perché i prodotti e/o servizi sono diversi.
In ogni caso, la questione della somiglianza dei prodotti non si pone per i marchi notori. I titolari di questi marchi possono infatti agire contro segni simili sia per prodotti e/o servizi appartenenti a classi simili che per prodotti e/o servizi appartenenti a classi non simili.
Al fine di proteggere marchi nel mondo online, è sempre auspicabile depositare (o ri-depositare) domande di marchio che comprendano prodotti e servizi associati al metaverso, al mondo online, all’arte digitale e gli NFT.
Inoltre, è sempre buona prassi monitorare i marketplace di NFT (tra i più importanti: OpenSea e Nifty) al fine di contrastare attività che possano danneggiare o diluire il proprio marchio e allo stesso tempo formare il proprio personale a riconoscere l’utilizzo senza licenza degli stessi nel complesso mondo degli NFT.
- Posted by MepLaw
- On 19 Aprile 2022