CORONAVIRUS: STRUMENTI ED AIUTI PER LE PMI
Il lockdown imposto dal Coronavirus ha danneggiato notevolmente le PMI italiane, che stanno fronteggiando una vera e propria crisi di liquidità. Lo Stato Italiano ha da subito espresso vicinanza a tali categorie, prevedendo degli “aiuti economici”.
Il primo passo trova applicazione nel Decreto Legge n. 23 dell’8 aprile 2020 c.d. “Decreto Liquidità”, che si pone come “poderoso intervento” in risposta alla crisi economica creatasi, attraverso prestiti garantiti dal Fondo centrale di Garanzia. E’ doveroso precisare che tale supporto alle imprese non è né una somma di denaro stanziata dallo Stato e dispensata alle imprese a fondo perduto, né un prestito a tasso zero.
Come previsto dal DL liquidità, sono stati stanziati 10 miliardi di euro in favore delle imprese da concedersi sotto forma di prestito bancario garantito dallo Stato a “condizioni agevolate”. Tale prestito può essere erogato per un importo massimo pari al 25 % del fatturato dell’anno 2019 con un limite massimo di 25mila euro.
Il prestito dunque non viene concesso per un importo pari a 25.000 euro, ma è erogabile nella misura massima di 25000 euro, importo che sarà variabile a seconda del fatturato del 2019. Per esempio se il fatturato di un’azienda del 2019 è di 100.000 euro l’impresa potrà chiedere 25.000 euro, mentre se ha fatturato 50.000 euro potrà chiederne al massimo 12.500.
La garanzia è gratuita e le spese per le commissioni sono fissate dalla legge.
In merito agli interessi il prestito ha delle condizioni davvero agevolate, infatti il tasso di interessi è previsto nella misura minima percentuale dello 0,5 % e massima dell’1,5%, cui si devono aggiungere le commissioni, sempre tassativamente imposte per legge e non modificabili dagli istituti bancari.
Le somme prese a prestito devono essere restituite in 6 anni: i primi 2 anni si pagherà solo il pre-ammortamento, solo dal venticinquesimo mese si pagherà la rata intera.
Per l’erogazione del prestito di 25.000 euro (ammesso che venga erogato per intero) è prevista un’istruttoria bancaria più “veloce”, proprio per permettere alle PMI di non trovare ostacoli burocratici nell’accesso al credito.
Non andrà comunque esclusa la valutazione del rating aziendale, l’art. 1 infatti prevede che l’impresa richiedente abbia questi requisiti soggettivi:
- il fatturato dei mesi di marzo 2020 e aprile 2020 deve essere calato a causa dell’emergenza epidemiologica, e questo potrà essere dimostrato tramite documentazione tributaria (es: dichiarazione IVA) oppure con autocertificazione;
- al 31 dicembre 2019 l’impresa beneficiaria non rientrava nella categoria delle imprese in difficoltà ai sensi del Regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, del Regolamento (UE) n. 702/2014 del 25 giugno 2014 e del Regolamento (UE) n. 1388/2014 del 16 dicembre 2014, e alla data del 29 febbraio 2020 non risultava presente tra le esposizioni deteriorate presso il sistema bancario, come definite ai sensi della normativa europea”
Sarà compito delle banche fare una valutazione sulla probabilità di adempimento dell’azienda e munirsi di un estratto della CAI (Centrale d’Allarme Interbancaria) e della CRIF del titolare o del legale rappresentante.
Dal rating viene quindi esclusa “l’incapacità di pagare le tasse”, in quanto non viene presa in considerazione l’esistenza di una posizione debitoria fiscale, salvo che non siano state emesse misure cautelari (ipoteche o fermi amministrativi) o esecutive (pignoramenti).
Dopo aver eseguito vari controlli l’istituto di credito trasmetterà al Fondo di Garanzia la pratica perché venga completata l’istruttoria; se entrambe daranno risposta positiva, la somma verrà erogata.
Sicuramente la proposta finanziaria in termini economici è vantaggiosa ma ha anche delle condizioni stringenti per le PMI che richiedono il prestito, che devono essere ben tenute in considerazione:
- le somme erogate non devono e non possono essere utilizzate per pagare debiti bancari pregressi, possono essere destinate a sanare debiti di natura fiscale;
- gli utili degli anni successivi non possono essere percepiti, solo reinvestiti e tenuti a garanzia della restituzione del prestito;
- la gestione dell’occupazione del personale deve avvenire tramite accordi sindacali;
- il finanziamento richiesto e coperto da garanzia deve essere destinato a sostenere i costi del personale, investimenti o capitale circolante impiegato in stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali che siano localizzati in Italia, come documentato e attestato dal rappresentante legale dell’azienda.
Su tutto ciò vigilerà con molta attenzione la Guardia di Finanza perché in caso di mancato pagamento del debito, risponderà lo Stato che ha fornito la garanzia tramite il Fondo Centrale di Garanzia.
In merito dunque alla garanzia, l’Istituto Bancario potrà escuterla in caso di mancata restituzione del debito da parte dell’imprenditore; il Fondo Centrale di Garanzia rifonderà il prestito, successivamente iscriverà a ruolo il debito nei confronti del debitore e utilizzerà gli strumenti di riscossione tipici del meccanismo di recupero del credito tributario.
In conclusione dunque la proposta del prestito per le PMI risulta allettante sul piano finanziario, sia per il tasso di interesse, sia per il lungo periodo di pre-ammortamento, che permette alle aziende di avere 24 mesi di “respiro”.
Le imprese dovranno gestire cum grano salis le somme elargite, tenendo in considerazione le maglie stringenti soprattutto in ordine al reinvestimento degli utili, cui le piccole imprese, costituite nella forma della società in nome collettivo e società in accomandita semplice, non sono abituate, quindi dovranno probabilmente redigere un bilancio assimilabile a quello di una società di capitali per ottemperare al dettame e per poter anche dimostrare il reinvestimento degli utili tramite la propria contabilità tenuta perfettamente in ordine.
Sicuramente l’indebitamento non è la potenza di fuoco che un’impresa si sarebbe aspettata di fronte ad un’emergenza epidemiologica di tale portata, soprattutto perché impone ad aziende già molto deboli, di ricorrere ad un’ulteriore misura debitoria, imponendo condizioni che negli anni avvenire andranno a rallentare la burocrazia interna e il welfare.
Sembra comunque non essere un intervento pensato come risolutivo e immediato, in quanto pare siano in arrivo sostegni a fondo perduto per le aziende. La speranza è che la situazione socio-economica possa migliorare velocemente e riportare le aziende italiane ad essere grandi ancora.
Michela Nuvoletto
- Posted by Michela Nuvoletto
- On 6 Maggio 2020