IL DELAWARE NON È UN PARADISO FISCALE
Da lungo tempo ormai, nell’immaginario collettivo sembra aver preso piede l’errata convinzione secondo la quale nello Stato del Delaware le società di proprietà straniera ivi costituite non paghino le tasse, alimentando l’idea, falsa, per cui il piccolo Stato atlantico si configuri come un paradiso fiscale.
Già nel 1998, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) stabiliva la netta distinzione tra paradisi fiscali in senso stretto e regimi fiscali agevolati.
Secondo tale distinzione, il punto di partenza per qualificare una giurisdizione come paradiso fiscale è l’assenza totale di imposte dirette o indirette, ovvero la presenza di una tassazione puramente nominale, tale per cui il prelievo delle imposte è quantificabile in una percentuale residua. Inoltre, dal medesimo documento dell’OCSE è possibile desumere che uno Stato, per poter essere qualificato come paradiso fiscale, deve possedere anche delle ulteriori caratteristiche. In primis, uno dei requisiti fondamentali è la presenza di norme che garantiscano ad imprese ed individui uno schermo protettivo contro le richieste delle autorità finanziarie al fine di impedire l’effettivo scambio di informazioni; in secondo luogo, rileva la mancanza di una precisa disciplina sugli obblighi di trasparenza dello Stato; infine, l’ultimo requisito consiste nell’assenza di un’attività di business sostanziale svolta dal contribuente in quel Paese.
Queste condizioni, infatti, produrrebbero una totale mancanza di controllo sulla situazione contributiva dell’investitore e, conseguentemente, incrementerebbero il pericolo che si sviluppino attività di riciclaggio.
Al contrario, rientrano all’interno dei Regimi Fiscali Agevolati quegli stati che, pur prevenendo un’imposizione fiscale ordinaria, offrono vantaggi legislativi e/o amministrativi, come ad esempio una ridotta imposizione fiscale ad alcuni soggetti o a determinate categorie di redditi.
Ma facciamo un passo indietro. A cosa è dovuta la tendenza a sovrapporre questi due concetti per quanto riguarda lo Stato del Delaware? Per formulare una risposta esaustiva a tale domanda si devono considerare di una serie di elementi.
Il primo fattore da valutare è la notevole differenza di carico fiscale gravante su una società di proprietà straniera costituita in Delaware, rispetto al carico fiscale, nettamente maggiore, gravante sulle società costituite in Italia.
Bisogna tenere a mente che la fiscalità americana è strutturata su più livelli: quello federale, quello statale ed infine, in taluni casi, a livello di amministrazione locale; l’esenzione o l’assenza di imposizione fiscale ad un livello non si estende automaticamente agli altri.
A livello statale il Delaware prevede un’aliquota solo sui redditi societari prodotti all’interno dello Stato pari all’8,7%, escludendo i proventi ottenuti al di fuori dello stesso. Ciò non esclude che siano comunque dovute le imposte a livello federale, come avviene per altri stati americani.
Similarmente, a livello federale, in assenza di un’attività commerciale o economica consolidata da una società su suolo americano (ETOB), i redditi stranieri prodotti dalla stessa potrebbero non essere soggetti a dichiarazione e tassazione a livello federale.
In realtà, ciò che ha contribuito in misura maggiore ad alimentare il mito del Delaware come paradiso fiscale è lo sfruttamento dell’anonimato offerto dallo Stato ai soci ed amministratori delle società ivi costituite. Questa normativa a tutela della privacy, infatti, ha permesso in passato a molti investitori di non dichiarare i propri redditi stranieri nel paese di residenza fiscale.
Inoltre, diversi paesi permettevano l’apertura di conti bancari intestati a società a responsabilità limitata del Delaware senza registrare tale società all’interno del loro territorio, consentendo dunque un anonimato totale. Quest’ultima possibilità è stata da tempo eliminata, tuttavia persiste ancora la “leggenda urbana” secondo cui in Delaware le società non paghino tasse.
Quindi, considerando che è responsabilità del contribuente quella di perseguire un’attività di pianificazione fiscale internazionale evitando qualsiasi profilo di rischio, sorge spontanea una domanda: conviene aprire una società in Delaware o no? Non essendo realmente un paradiso fiscale, perché aprire una società in Delaware, piuttosto che in qualche altro stato o nazione?
In realtà, aprire una società in Delaware conviene per molteplici ragioni: la competitività e affidabilità del mercato americano, la possibilità per i non residenti di aprire, in tempi brevissimi, una nuova attività imprenditoriale, una legislazione moderna ed efficiente, attenta alle aziende ed alla privacy, nonché, sotto un profilo quantitativo, un’aliquota fiscale particolarmente vantaggiosa per i redditi prodotti all’estero.
Ciò detto, è bene chiarire una volta per tutte come la costituzione di una nuova società in Delaware non implichi o consenta un’esenzione totale dal pagamento delle imposte.
In ogni caso, per ulteriori informazioni sui vantaggi fiscali, amministrativi e commerciali rispetto alla costituzione di una società in Delaware, o per qualsiasi dubbio in materia, è sempre fortemente consigliato affidarsi all’assistenza di consulenti esperti in tema di fiscalità internazionale.
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Salvatore Defazio
- Posted by Salvatore Defazio
- On 12 Luglio 2022