IL CORONAVIRUS SUL SISTEMA ANTIDOPING INTERNAZIONALE
Come sta affrontando l’ordinamento sportivo e antidoping internazionale le problematiche insorte con l’emergenza sanitaria?
Le misure di isolamento imposte dalla parte prevalente dei governi mondiali per fronteggiare l’epidemia di Covid-19 hanno generato inevitabili ricadute anche sul panorama sportivo e, in particolare, sul sistema antidoping nazionale ed internazionale.
In primo luogo – e certamente aspetto molto rilevante – attiene il pericoloso vuoto di controlli antidoping fuori competizione (vale a dire quelli svolti fino alle 12 ore antecedenti la gara).
Tali controlli, conformemente alle linee guida per le Organizzazioni Nazionali Antidoping emanate lo scorso 20 marzo dalla WADA (Agenzia Mondiale Antidoping) (https://www.wada-ama.org/en/resources/world-anti-doping-program/covid-19-ado-guidance) ed in linea con l’evoluzione su scala globale dei provvedimenti di distanziamento sociale, sono stati del tutto azzerati nei Paesi sottoposti a “lockdown”. Negli Stati che non hanno ancora implementato tali misure restrittive, sono stati invece circoscritti ai casi più critici tra le discipline a più alto rischio.
Naturale è che le attuali lacune ispettive fuori competizione e, quindi, con minore esposizione di positività ai controlli, potrebbero indurre qualche atleta ad assumere sostanze proibite. Assunzioni che apporterebbero illeciti vantaggi prestazionali alla ripresa delle competizioni (maggiori prestazioni, recuperi più veloci e notevoli guadagni in forza e resistenza).
Nelle competizioni immediatamente successive alla “ripresa di attività”, di conseguenza, si potrebbe assistere a risultati non in linea con le effettive capacità fisiche e mentali degli atleti.
Tale problema è stato immediatamente recepito ed è frutto di urgente studio da parte delle Organizzazioni Internazionali. Il primo intervento è stato, infatti, rivolto alle competizioni pre-olimpiche ancora da disputare… e lo snodo cruciale risultava proprio l’accesso ai Giochi Olimpici di Tokyo del 2020 nei quali si intravvedeva una chiara compromissione della sua regolarità. Guarda caso, tra i motivi alla base del rinvio dei giochi olimpici al 2021, oltre all’interesse primario di tutelare la salute di tutti gli operatori del settore, è stata infatti ritenuta di estrema importanza anche l’impossibilità di assicurare quella rete di controlli tale da garantire la legalità sportiva dell’evento, cioè quel programma costante di test nei sei mesi antecedenti l’inizio della competizione, come chiarito dalla WADA per il tramite del suo direttore generale Olivier Niggli.
In secondo luogo – e non di minore importanza – si è presentata un’ulteriore conseguenza legata allo sviluppo pandemico del virus: quella relativa alla “riabilitazione sportiva” di quegli atleti che sono attualmente fermi per sanzioni dovute al doping. Va ricordato che per tale illecito sportivo le squalifiche sono irrogate per periodi di tempo e non in funzione delle competizioni. E’ opportuno inoltre ricordare che, in assenza di attenuanti, la squalifica base per tale illecito è di quattro anni ( periodo modellato proprio in relazione alla durata del ciclo temporale olimpico ). Molti atleti, infatti, finirebbero di scontare il proprio periodo di squalifica prima della scadenza dei termini di qualificazioni per le Olimpiadi e, con la sospensione attuale delle manifestazioni sportive causata dall’emergenza sanitaria, potrebbero “rientrare in gioco” e partecipare così ai tornei di qualificazione preolimpica, con l’obiettivo di strappare illegittimamente un pass olimpionico.
Considerato che il regolamento “riabilitativo” non é al momento modificabile, come anche recentemente confermato dall’attuale vertice dell’Athletics Integrity Unit (organismo indipendente che guida la lotta al doping nell’atletica) nella persona di Brett Clothier, le competizioni a livello nazione non potranno subire alcuna variazione applicativa. Quanto alle Olimpiadi, invece, alcuni esponenti del massimo organismo internazionale antidoping, e proprio in deroga a questa vigente normativa, avevano presentato istanza atta a ritenere esclusi tutti i sanzionati doping per due edizioni dei Giochi Olimpici ( Tokio 2020 e Parigi 2024 ). Tutta questa molteplicità di problemi, tuttavia, veniva risolta dallo stesso CIO “Comitato Olimpico Internazionale” che, con oculata decisione, ha rinviato i Giochi Olimpici di Tokio alla prossima estate 2021.
La stessa Agenzia Mondiale Antidoping, comunque ed in aggiunta a tale corretta iniziativa, ha dichiarato di non voler assolutamente sospendere la propria opera investigativa. Al ritorno della normalità , infatti, la Wada si è detta fiduciosa di poter risalire, parzialmente, ad eventuali violazioni attraverso il c.d. passaporto biologico; documento elettronico che registra nel tempo tutti i parametri ematici degli atleti iscritti negli RTP nazionali (registro contenente i nominativi degli atleti nazionali di più alto livello nelle rispettive discipline). Eventuali difformità rispetto al profilo ematico dell’atleta sarebbero, infatti, indice di un’assunzione di sostanze vietate nel periodo di fermo dei controlli e, dunque, fonte di responsabilità a livello sportivo dell’atleta (al pari della positività rilevata per via diretta con la presenza della sostanza nel campione biologico). Anche se soltanto parzialmente efficace in quanto non potrà contemplare tutte le sostanze vietate ma soltanto quei farmaci che agiscono sui parametri ematici ( come il famigerato EPO), il suddetto ulteriore controllo risulterà sicuramente un valido deterrente al compimento di tali atti illeciti.
In tale direzione anche la Usada (agenzia antidoping statunitense) ha implementato un sistema sperimentale di controlli a distanza realizzati online sulle piattaforme di videoconferenza Zoom e Facetime. Ad esso hanno aderito su base volontaria diversi atleti, anche di spicco, del panorama sportivo statunitense. Tale procedura prevede che gli ispettori seguano il processo di raccolta del campione tramite una videocamera posizionata fuori dalla porta del bagno dell’atleta. Ad assicurare la regolarità delle operazioni, l’atleta viene dotato di un kit comprendente un termometro da utilizzare per verificare la corrispondenza della temperatura corporea con quella del campione.
In definitiva, quindi, laddove l’impatto della crisi epidemiologica sul sistema sportivo mondiale… ed in particolare sulle problematiche inerenti il sistema antidoping, ha comportato disagi di notevole entità, le organizzazioni mondiali sportive, pur nelle oggettive difficoltà operative, hanno ritenuto necessario porvi sin da subito massima attenzione. I previsti ulteriori strumenti di controllo, che si spera diverranno presto operativi, avranno sicuramente notevole efficacia indagatoria.
La data di inizio delle competizioni è incerta… ma anche lo sport, nella sua parziale regolarità, presto… RIPARTIRA’.
- Posted by MepLaw
- On 27 Aprile 2020